Nelle abitazioni la presenza di rumori provenienti dall’esterno o dall’interno può essere un elemento di forte disagio e causare stress alle persone.
La maggior sensibilità delle persone nella protezione degli edifici dai rumori ambientali, affiancata alla normativa nazionale, ha posto in primo piano la problematica acustica in tutti i suoi aspetti.
Quando ci si accinge ad affrontare il problema della protezione dal rumore degli edifici, inevitabilmente, si ha a che fare con diversi aspetti che riguardano il rumore e la sua propagazione.
I rumori, infatti, non sono tutti uguali, così come non sono uguali i modi in cui essi si generano e si propagano.
Entrando nello specifico possiamo affermare che l’isolamento acustico di ciascun elemento dell’edificio deve tener conto di due macrotipologie di rumore: rumore aereo (es.: impianto stereo) e rumore impattivo (es.: calpestio).
Quali interventi possono essere effettuati contro il rumore?
Occorre innanzitutto sapere che si parla di fonoisolamento, nel caso in cui l’edificio debba essere isolato dai suoni provenienti dal mondo esterno o da altre abitazioni, e di fonoassorbimento quando si interviene direttamente all’interno dell’unità abitativa per attenuare l’impatto acustico generato da eventuali sorgenti sonore presenti.
In particolare il fonoassorbimento indica la capacità di un materiale di assorbire il rumore riducendo il riverbero del suono all’interno degli ambienti.
Ci sono due metodi per proteggersi: il primo consiste nel realizzare sulle singole abitazioni un adeguato isolamento acustico, quello che potremmo chiamare una sorta di “involucro fonoisolante” che interessa la globalità dell’abitazione (pareti e tetti); il secondo metodo consiste invece nello schermare le fonti di rumore e quindi gli edifici all’interno dei quali tale rumore si genera e poi si diffonde.
Per meglio comprendere l’importanza della tutela nei confronti del fenomeno dell’inquinamento acustico e delle ripercussioni sul benessere della persona è interessante richiamare l’attenzione sulla recente sentenza n. 2715/07 del 23 aprile 2007, in cui il Tribunale di Torino ha condannato un costruttore a restituire agli acquirenti una parte del prezzo pagato per l’acquisto di un appartamento, a causa dell’insufficiente isolamento acustico del soffitto che causava rumori da calpestio superiori ai limiti di legge.
Per valutare l’idoneità delle misure di insonorizzazione dell’alloggio, il Tribunale ha disposto una perizia tecnica: il CTU ha fatto riferimento alle norme del DPCM 5/12/1997 “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici” che impongono per gli edifici residenziali un potere fonoisolante delle partizioni verticali di almeno 50 decibel, e un limite del rumore di calpestio di solai di 63 decibel. Ha quindi riscontrato per le pareti interne un valore di 51 decibel (da considerarsi accettabile) e un valore di 70 decibel per rumore proveniente dai soffitti: quest’ultimo valore è superiore al doppio rispetto al tetto massimo consentito dalla legge, in considerazione del fatto che la scala utilizzata per la misurazione progredisce in forma logaritmica.
L’emanazione del D.P.C.M. 5/12/97 sta avendo un impatto molto importante nel mondo delle costruzioni sia per l’impulso dato nella ricerca e sviluppo di materiali e tecnologie in grado di far fronte alle richieste più restrittive determinate dai nuovi limiti, sia per l’incertezza relativa ad alcuni aspetti controversi e di difficile interpretazione.
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